Richiami vivi uso caccia
Per esercitare la caccia da capanno sono imprescindibili i richiami vivi, che svolgono il ruolo di attrarre i conspecifici in migrazione nelle vicinanze dell'appostamento fisso. Ogni capannista ha per legge la possibilitá di detenere un numero massimo di 40 richiami da cattura, fino a 10 unità per ognuna delle specie di richiamo. Per i richiami da allevamento invece non c’é alcun limite. I richiami vivi sono molto ricercati : per un maschio di tordo viene pagato fino a 120 €, per una cesena molto di più. Le condizioni in cui sono costretti a vivere sono pessime, quindi molto raramente questi uccelli vivono a lungo.
La fornitura gratuita di richiami vivi di fresca cattura, i cosidetti "presicci", era fino a pochi anni fa garantita da numerosi ed enormi impianti di cattura ("roccoli") di gestione pubblica con l'utilizzo delle reti. Lo Stato assumeva quindi, il ruolo di uccellatore.
Da 30 anni CABS ha dato mandato ai propri avvocati di impugnare sistematicamente le delibere di apertura dei roccoli (deroghe), vincendo con l'associazione partner LAC in numerose occasioni. Nel 2014 i roccoli di Emilia Romagna e Lombardia hanno riaperto: 28 in Emilia Romagna e 64 in Lombardia. La Commissione Europea si è detta di conseguenza insoddisfatta di come l'Italia continuava a gestire la deroga e ha quindi messo in mora l'Italia, intimando il Governo di chiudere i roccoli entro due mesi dalla ricezione della lettera, o l'Italia sarebbe finita davanti alla Corte di Giustizia Europea. Il 23 luglio 2015 il Senato approva l'articolo 21 della legge europea già varato alla Camera che vieta l'utilizzo delle reti per l'approvvigionamento di richiami vivi. E' finita, di fatto, l'epoca dei roccoli su tutto il territorio nazionale!
Secondo la legge italiana gli uccelli da richiamo vanno marcati con un anello inamovibile. Oltre alle normative statali (L. 157/93) e regionali, l'art.66 , paragrafo 8 del Reg CE 865/2006 dispone che “ogni esemplare di uccello per essere detenuto deve essere provvisto di un anello cilindrico inamovibile in metallo, infilato agevolmente con una manovra assolutamente indolore al tarso dell’animale e senza recare danno quando questo è ancora nidiaceo, in modo che con la crescita dell’animale e di conseguenza della grossezza della sua zampa, l’anello risulti non più sfilabile”.
Nel caso degli uccelli allevati in cattivitá, questo anello é in alluminio con un diametro stabilito dal FOI (Federazione Ornicultori Italiani), tale da poter essere infilato solo a un nidiaceo e non a un uccello adulto, diventando cosí inamovibile con la crescita. Ma anche gli anelli dei richiami di allevamento possono dare spazio alla frode. Come? Semplicemente applicando – con l’uso della vasellina – anelli di diametro leggermente piú grande di quello dovuto ad esemplari giá adulti catturati illegalmente. É possibile svelare la frode semplicemente tenendo il richiamo in mano e sfilandogli l’anello: gli anelli del FOI sono fatti in maniera da essere completamente inamovibili da un animale adulto. Le guardie della Polizia Provinciale di Bergamo hanno comunicato a questo proposito di avere sequestrato decine di richiami di allevatori bresciani con anellini che si sfilavano. Questi anelli portavano il codice del presunto allevatore e numeri progressivi che superavano il migliaio. É importante notare come questo ordine di grandezza sia impossibile da raggiungere. Un allevatore che é in grado di avere ogni anno 1300 nidiacei, deve avere almeno 250 coppie nidificanti se vende giovani richiami maschi e femmine. Ma, visto che ogni capannista compra di preferenza maschi, passiamo a circa 500 coppie. Ora, non risulta esistere un tale allevamento, con 500 voliere per tordi. Tutti gli allevatori hanno da una a una ventina di coppie nidificanti. É una prova in piú che alcuni allevatori si valgono del permesso di allevamento per reciclare animali di provenienza illegale.
Negli anni continuiamo ad inviare molte segnalazioni di reato all'Autorità Giudiziaria per manomissione e contraffazione degli anelli da parte di allevatori e commercianti di avifauna e questo fenomeno è in parte anche dovuto al materiale metallico in alluminio (invece dell'acciao) attualmente utilizzato e facilmente soggetto a contraffazione;
Nonostante questo contesto di diffusa illegalità, non risulta che di fronte alle frodi sopra menzionate sia stata svolta alcuna inchiesta organica e sistematica, neppure nei confronti dei presunti allevatori. Eppure per tutti questi casi vale quanto contenuto nell'Art. 468 del Codice Penale „Contraffazione di altri pubblici sigilli o strumenti destinati a pubblica autenticazione o certificazione e uso di tali sigilli o strumenti contraffatti“, che recita: „chiunque contraffa il sigillo di un ente pubblico o di un pubblico ufficio, ovvero, non essendo concorso nella contraffazione, fa uso di tale sigillo contraffatto, e' punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da lire duecentomila a due milioni. La stessa pena si applica a chi contraffa altri strumenti destinati a pubblica autenticazione o certificazione, ovvero, senza essere concorso nella contraffazione, fa uso di tali strumenti.“ La risposta invece data dai amministratori e rappresentanti politici del mondo venatorio ha dimostrato che, lungi dal voler riportare la legalitá nel mondo dei richiami, la volontá politica é piuttosto quella di insabbiare ulteriormente i traffici: la banca dati dei richiami vivi della Lombardia ne è un esempio. Non vi è alcun controllo, nessuna tracciabilità ed è basata sull'autocertificazione dei cacciatori. In pratica la lecita detenzione di “un tordo sassello” che potrà essere sostituito con un altro, illecitamente catturato, senza che vi sia alcuna possibilità di verifica dell’avvenuta sostituzione e dell’illecita cattura che nasconde. In pratica è come se il documento che riporta la proprietà di un’auto avesse solo scritto “Fiat Panda”, senza specificare targa, numero di telaio e di motore! Qualsiasi ladro potrebbe specializzarsi in “Fiat Panda” non correndo mai il rischio di essere scoperto in quanto sempre e comunque in possesso di un valido documento di possesso.
Il CABS lavora a stretto contatto con le autorità durante i campi antibracconaggio e attraverso indagini fornisce informazioni utili per denunciare commercianti di animali e la detenzione illecita di avifauna: ogni anno centinaia di richiami vivi vengono sequestrati grazie alle nostre segnalazioni e molte di queste vengono poi, liberati in natura.