Komitee gegen den Vogelmord e.V. Committee Against Bird Slaughter (CABS)

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Gatti, gattini, gattacci

Gatto che ha appena ucciso una cinciallegra / © Dr. Relling - wikicommons
Gatto che ha appena ucciso una cinciallegra / © Dr. Relling - wikicommons

Il gatto domestico è uno splendido felino dai movimenti suggestivi, il pelo morbido e il comportamento seducente: non solo sa mostrare affetto e attaccamento ma anche indipendenza e autonomia. Non c’è quindi da meravigliarsi se milioni di persone lo adorino e uno scrittore come Rudyard Kipling gli abbia dedicato una delle sue più belle storie: “Il gatto che camminava in solitudine” (In “Just so stories” – Storie proprio così).

Ma il gatto domestico è anche qualcos’altro, è un grande predatore di microfauna. Sono pochi i fortunati padroni che possono vantarsi di non aver mai ricevuto un uccellino, una lucertola o un topolino in casa dal proprio gatto, meno ancora quelli che possono dire di non aver mai osservato il proprio gatto cacciare.

Secondo numerosi studi realizzati in Inghilterra, Nord America e Australia emerge un dato costante: l’ 85-91% dei gatti domestici caccia attivamente la fauna selvatica.

Non solo: di media, secondo i diversi studi, ogni gatto lasciato libero di gironzolare per il terrazzo, giardino, balcone o campagna, riporta a casa circa 16.6 (secondo altri studi 14,10,33,12) prede selvatiche all’anno, concentrate soprattutto in primavera-estate: il 69% sono mammiferi, il 24% uccelli, il 4% anfibi e il restante 3% saranno rettili, pesci e insetti.

Quando il gatto ritorna nell’appartamento con un piccolo di merlo in bocca (morto o quasi – purtroppo la saliva del gatto è ricca di pseudomonas, un batterio fatale per gli uccelli, se non trattati tempestivamente con antibiotico), ogni padrone attento alla natura si dispiace certo per l’uccisione, ma non si preoccupa eccessivamente, trattandosi comunque di pochi esemplari che ogni anno finiscono negli artigli del piccolo felino.

Ebbene, in questo caso gli sfugge l’entità del fenomeno: in Italia vi sono censiti 7.400.000 gatti. Se il 90% di questi animali caccia le sue brave 16 prede selvatiche all’anno, di cui 3,8 uccelli, avremmo in Italia 26.533.000 uccelli uccisi dai gatti in Italia ogni anno. Di più di quanto dichiarano di abbattere i cacciatori (dichiarano!).

Si dirà certo che il gatto è un predatore naturale e che non può danneggiare seriamente le specie animali che si sono coevolute con lui in miliardi di anni. Ebbene il gatto, come l’uomo, ha ormai poco di naturale da un certo punto di vista, ecco perché:

  1. Il gatto domestico, come l’uomo, non è sottoposto alla mortalità naturale dovuta a malattie: i gatti sono protetti da vaccini e da continua assistenza medica avanzata.
  2. Il gatto domestico non lotta per l’accesso alle fonti di alimentazione e non ne è dipendente. Un predatore se sovrasfrutta le prede è condannato a diminuire numericamente, mentre il gatto fa affidamento su un continuo approvigionamento di cibo artificiale.
  3. A differenza di tutti i predatori, i gatti hanno perso il condizionamento della territorialità: il gatto domestico è spesso gregario e non difende il territorio. Questo rende possibile densità di gatti domestici di 44 esemplari per km2 (fino a eccessi registrati di 2.224 gatti per km2) contro una densità naturale per il gatto selvatico (felis sylvestris) di 0,1-2 esemplari per km2.
  4. Il gatto selvatico è attivo principalmente di notte. Il gatto domestico ha reso più plastico il suo comportamento e può cacciare notte e giorno.

Mettere un superpredatore in giardino può quindi non essere un problema, se questo superpredatore è il solo nel raggio di centinaia e centinaia di metri quadrati, ma se ogni giardino o quasi ha il suo superpredatore, è evidente che l’influsso sulla biodiversità diventa notevole.

Si dirà ancora a difesa del gatto domestico, che c’è stato da sempre nelle cascine, ville, case e non ha mai estinto nessuno. Ma in questo caso non si prendono in considerazione degli aspetti del nostro tempo:

  1. I gatti domestici hanno avuto un aumento esponenziale della popolazione a partire dagli anni ´70 e ´80: in Inghilterra sono passati da 6 a 9 milioni, negli USA da 30 a 60 milioni.
  2. Il territorio dei gatti domestici si è esteso con l’urbanizzazione: laddove l’uomo ha costruito nuclei abitativi sottraendo spazio alle terre agricole, lo hanno accompagnato i gatti domestici.
  3. Gli uccelli oggigiorno trovano sempre meno cibo e spazio nelle poche aree agricole e sono costretti ad internarsi nelle città o zone residenziali, dove vivono i gatti domestici ad alta densità.

Che cosa fare dunque se si vuole evitare che il proprio gatto contribuisca all’uccisione annuale dei circa 110 milioni di animali selvatici nel nostro paese?

Vi sono alcuni accorgimenti da seguire a partire da numerosi studi effettuati negli ultimi 20 anni. Eccoli in breve:

  • È consigliabile non attrarre animali selvatici nel proprio giardino o terrazzo, se si vuole tenere libero il proprio gatto. Il birdgardening non è compatibile con un superpredatore.
  • Se si prende un gattino piccolo, sarebbe meglio fargli trascorrere da subito tempo in casa piuttosto che fuori. Secondo numerose esperienze ne risentirà poco o nulla nel suo comportamento.
  • Far castrare o sterilizzare il vostro gatto aiuterà a diminuire la popolazione di questa specie e il numero di animali senza padrone.
  • Se si ha un gatto adulto già abituato a uscire sarebbe opportuno tenerlo dentro all'imbrunire, di notte e nelle prime ore della mattina quando uccelli, anfibi e i rettili sono più vulnerabili.
  • Si giochi con il proprio gatto o gli si forniscano giochi in casa, in modo da soddisfare in questo modo il suo naturale istinto alla caccia.
  • Si doti il proprio gatto di un allarme sonoro. I risultati migliori (poco disturbo per il gatto e riduzione del 66% delle catture su uccelli) si ottengono con i campanellini sonori elettronici che mandano un beep ogni 7 secondi. Un'opzione  è il Catwatch Cat Deterrent, un congegno con sensore di movimento che lancia un beep fastidioso (non udibile dall'uomo, o quasi) che allontana il gatto.
  • È consigliabile dar da mangiare al gatto a sazietà: è provato che i gatti ben nutriti cacciano meno.
  • Il periodo marzo-luglio è il più critico per i volatili, quando in giro vi sono i nidiacei e i piccoli degli uccelli, pertanto sarebbe utile ridurre le uscite dei gatti.
  • Se non si ha ancora un gatto, si rifletta bene sulla scelta di prenderlo. Di certo darà affetto, ma in un periodo così difficile per la biodiversità, minacciata da tutti i lati, un pericolo di origine umana in più non è proprio necessario....

Risultati degli studi sulla predazione e sull'impatto del gatto domestico sulla biodiversitá

Gatto con la preda: un picchio rosso maggiore / © Tom Bjornstad - wikicommons
Gatto con la preda: un picchio rosso maggiore / © Tom Bjornstad - wikicommons

Molti naturalisti inglesi hanno iniziato negli anni’80 a investigare il “problema gatto”, evidentemente con il sospetto che le mutate condizioni abitative e residenziali, l’impoverimento dell’ambiente agricolo, l’urbanizzazione accelerata e la diffusione del gatto come animale da compagnia, potessero nel loro complesso trasformare il felino domestico in un concreto pericolo per la biodiversità.

Lo studio chiave per determinare l’effetto del gatto sugli animali selvatici viene realizzato dalla Mammal Society in Inghilterra: in uno studio del 2003 guidato da M.Wood vengono seguiti durante il periodo primaverile-estivo (aprile-agosto) 986 gatti domestici presi a caso da famiglie che vivono in diverse situazioni abitative (ville, fattorie, casa con terrazzo, appartamento). I rispettivi padroni devono annotare quanto gli animali portano a casa e in quali condizioni sia il gatto (con campanello, esce di notte, mangia molto, si trova in un birdgarden..).

I dati che ne emergono sono i seguenti: i 986 gatti riportano a casa 14.370 animali, di cui il 69% sono mammiferi, il 24% uccelli, il 4% anfibi, 1% rettili e il restante 2% sono pesci e insetti. Non tutti i mammiferi e gli uccelli vengono riconosciuti dai padroni, comunque almeno 44 specie di uccelli sono uccise, 20 di mammiferi, 3 di rettili e 3 di anfibi.

Fra gli uccelli 5 specie sono le principali vittime: passero, merlo, cinciarella, storno e pettirosso. Seguono in ordine decrescente tordo, colombaccio, scricciolo, cardellino, gazza, ballerina bianca, fagiano, sylvie, cince, balestruccio, gallinella d’acqua, zigolo giallo, pispola, lucherino, starna, taccola, cincia mora, rondone, cornacchia, ciuffolotto, rampichino, allodola, pigliamosche, corvo, cutrettola, picchio rosso maggiore e verde, pernice bianca di Scozia, gabbiano reale, picchio muratore, regolo, ghiandaia.

Fra i mammiferi vengono identificati la lepre, il criceto, almeno 3 specie di pipistrelli, ermellino, donnola, ghiro, scoiattolo, 14 specie di topi e toporagni, coniglio selvatico, poi rospi, rane, tritoni, orbettini, lucertole, bisce d’acqua e alcuni insetti.

Ordinando le schede emergono alcuni fattori prevedibili che giocano sulla predazione:

  • Nei birdgardens i gatti catturano molti più uccelli.
  • Maggiore è l’età e peggiore la salute del gatto, minore il numero di uccelli e rettili catturati.
  • Gatti tenuti a casa di notte ed equipaggiati con campanellini catturano meno mammiferi.
  • Più rettili vengono uccisi (di giorno) se il gatto è tenuto in casa di notte.
  • Gli uccelli vengono catturati principalmente da gatti che vivono in villette che dai gatti che vivono in appartamenti o terrazzi.

Quali sono quindi le conseguenze che Wood e gli altri estrapolano dallo studio? Ebbene, calcolando che il 91% dei gatti riporta a casa delle prede, ogni gatto di media cattura e porta a casa 16,6 animali selvatici all’anno (il dato più o meno collima con altri studi che parlano di 14, 10, 12, 33)

Questo significa che i circa 9 milioni di gatti inglesi uccidono e portano a casa nei 5 mesi in questione ben 92 milioni di prede, di cui 57 milioni di mammiferi, 27 milioni di uccelli e 5 milioni di anfibi e rettili.

La conclusione dello studio è quindi che il gatto domestico è il più grande predatore della Gran Bretagna.

Come è divenuto possibile questo? Ed è effettivamente il gatto un pericolo per la biodiversità, o il suo impatto è comunque sopportato dalle popolazioni selvatiche?

La risposta alla prima domanda è data dagli studi sul trend demografico del gatto domestico. A partire dagli anni ’70 i gatti si sono moltiplicati in tutti i paesi del mondo occidentale grazie al cambio delle abitudini delle famiglie (richiesta di animali domestici per ovviare all’isolamento della vita urbana) e al miglioramento della scienza veterinaria. In Inghilterra nel 1990 c’erano 6,7 milioni di gatti, nel 2003 sono 9 milioni. Negli USA contro i 30 milioni del 1970 ve ne erano nel 2000 ben 60 milioni. In Italia al momento ci sono 7,6 milioni, in Canada 5, mentre in Germania 7 milioni, di cui 6 sono liberi di gironzolare.

Il problema quindi sta nei numeri: vaccinato, curato, alimentato, il gatto domestico si è svincolato da ogni fattore di controllo da parte della selezione naturale, divenendo un “privilegiato” numeroso.

Per quanto riguarda invece la seconda domanda sembra evidente che il gatto (a parte in contesti come le isole) non possa estinguere nessuna specie, però è altrettanto evidente che ha la capacità di impoverire la biodiversità, dimezzando la densità delle popolazioni preda. Unita ad altri fattori di distrubo la presenza numerosa di gatti può essere una concausa per la drammatica diminuzione di una specie.

Nello studio di M. Wood per esempio 961 dei 3.391 uccelli riportati a casa dai gatti erano passeri oltremontani: il 6.6% del totale delle vittime riportate a casa dai felini (segnaliamo qui che secondo altri studi i gatti riportano a casa solo il 30-50% delle loro prede!!!). Wood suggerisce quindi che nella sola stagione venatoria i gatti inglesi sono responsabili della morte di 9 milioni di passeri. Visto che la popolazione di passeri inglesi è di 2,6-4,6 milioni di coppie, ecco che l’influenza della predazione del gatto si fa sentire! Ogni anno i gatti eliminano un numero di esemplari della specie, pari a circa la metà dei nuovi pulcini. Non è a questo punto un caso che il passero sia diminuito del 60% in Inghilterra. Anche secondo Churcher e Lawton (1987) i gatti sono responsabili del 30% della mortalità dei passeri nei paesi inglesi.

Anche uno studio (1998) in California prova l’impatto dei gatti sugli uccelli: in questo caso i ricercatori analizzarono per due anni le popolazioni di uccelli selvatici in due parchi dalle identiche caratteristiche dell’East Bay Regional Park District. Nel primo non vi erano gatti domestici, mentre nel secondo vi erano 20 gatti, alimentati giornalmente dalle persone. I risultati del censimento sugli animali selvatici sono inequivocabili: nel parco con i gatti vi era esattamente la metà di esemplari di avifauna che si potevano osservare nell'altro parco.

D’altronde la densità dei gatti domestici non ha nulla a che vedere con la normale densitá di un predatore. In Europa si è valutato per esempio che la densità media del gatto è 20 volte la densità dei mustelidi e 38 volte la densità della volpe, predatori selvatici che occupano la stessa nicchia del gatto domestico.

Se il gatto selvatico ha densità che vanno da 0,1 a 2 individui per km2, il gatto domestico ha densità medie che si aggirano intorno ai 44 individui per km2 con casi eccezionali studiati di 2.224 gatti per km2. In ogni caso quindi il gatto domestico è molto più abbondante di tutti i piccoli predatori selvatici messi insieme: gatto selvatico, donnola, faina, puzzola, volpe, ermellino, martora”.

Sempre in California un ulteriore studio fatto in un circondario di 100 villette apportò i seguenti risultati: il 77% dei padroni lasciava in giro i loro gatti, nel circondario vi erano quindi 35 gatti vaganti e in un anno questi riportarono a casa 840 roditori, 525 uccelli e 595 rettili; 1960 prede per una media di 56 prede a gatto. È chiaro che la quantità di prede dipende quindi dall'abbondanza di animali nei dintorni, ma è anche da notare che in tutta la zona vi era solo una coppia di coyote e due di volpe argentata.

Traiamo le conclusioni: 140 milioni di soli uccelli uccisi in Canada, circa un miliardo di prede negli USA, 110 milioni in Italia, almeno 97 milioni di vittime in primavera-estate in Inghilterra, 150 milioni di uccelli in Germania... Non sono numeri certo bassi: come dice uno studio fatto dall'Istituto di Igiene Urbana Veterinaria a Firenze: "Il gatto domestico compie un’azione di aggravamento di una situazione ecologicamente già compromessa"

Qui di seguito si possono scaricare alcuni degli studi menzionati:

1) Domestic cat predation on birds and other wildlife - American bird Conservancy

2) Predation of wildlife by domestic cats in Great Britain - M.Woods for the Mammal Society

3) The impact of domestic cat on wildlife welfare and conservation-a literature review-Inbal Brickner