Armi da fuoco
Le armi da fuoco sono di gran lunga gli strumenti più comuni, e anche, solitamente, gli unici consentiti per la caccia agli uccelli. I fucili da caccia esplodono pallini di diverso diametro che creano una «rosa» di piombo capace di rendere più facile l’abbattimento sulla breve distanza. La morte delle vittime non è sempre istantanea, ma spesso causata dallo shock creato da piccole ma numerose lesioni.
Il piombo viene utilizzato per via delle sue buone proprietà balistiche e per i minori danni alle canne lisce dei fucili che derivano dalla morbidezza del metallo, ma è un materiale altamente tossico e inquinante.
Non c’è però solo un gravissimo problema di avvelenamento di terreni e acque, nonché dell’intera catena alimentare. Di fatto è quasi impossibile sparare con precisione a un uccello in volo, e oltre a causare una grande dispersione di veleno nell’ambiente, se esplosi in direzione di uno stormo i pallini finiscono per causare il ferimento di un grande numero di esemplari che moriranno più tardi dopo atroci sofferenze.
Quando i mini proiettili in piombo finiscono in acqua vengono ingeriti inconsapevolmente da anatre, oche o fenicotteri in cerca di cibo, rimangono spesso bloccati nell’intestino e gradualmente avvelenano gli animali. A seguire, in caso di predazione di esemplari intossicati, questo veleno si concentra nell’organismo dei rapaci con effetti sempre più devastanti.
Tutto ciò è legale, mentre è vietato l’utilizzo di fucili di piccolo calibro, normalmente funzionanti ad aria compressa, che però sono molto utilizzati dai bracconieri, oltre che da molti cacciatori dalla «doppia vita», per le piccole dimensioni, lo scarso rumore prodotto dello sparo e la facile occultabilità.
Il CABS sostiene un divieto totale della caccia con l’impiego di munizione spezzata.